L’ insonnia e la cura della vista

Verificati e sicuri metodi di rilassamento per sconfiggere le crisi di insonnia usando il senso della visione come guida.

Càpita a tutti, chi piú, chi meno, di passare ogni tanto una o piú notti “in bianco”, cioè, senza far nulla, senza riuscire a prendere sonno, stretti in una morsa di miserabile infelicità per la quale alzarsi e farsi una passeggiata nel silenzio dell’oscurità è una decisione troppo azzardata e ribelle, laonde rimanere a rigirarsi tra le lenzuola o sotto le coperte è parimenti vissuto come un insulto alla propria intelligenza.

Senza entrare in argomenti medici, o psicologici, che non sono i nostri (c’è poco da fare se uno ha una infestazione da rame bioindisponibile o altri metalli pesanti o problemi nel metabolismo degli zuccheri o altre patologíe auto-intossicanti, eccetera…), desideriamo suggerire alcune facili pratiche, veloci da descrivere e comprendere, che utilizzano il senso della visione come “segnale di retro-azione” per verificare il livello di rilassamento mentale che consente all’individuo di ritornare padrone delle sue forze e decidere naturalmente se abbandonarsi al sonno o continuare nell’attività cosciente in modo positivo e produttivo.

Le pratiche che descriveremo prendono tutte spunto dal lavoro di divulgazione dell’oculista americano William H. Bates che a partire dal 1920, con il suo libro “Vista Perfetta Senza Occhiali” ha presentato al grande pubblico un sistema scientifico per la cura della vista, imperfetta e non, basato sul “controllo mentale” dello stato di rilassamento che è proprio di una persona normalmente in salute.

La particolarità della cura batesiana sta tutta nel fatto che non prescrive né occhiali, né farmaci, né massaggi, né esercizî di ginnastica, o cose simili, per guarire i difetti degli occhi, ma preconizza lo sviluppo di una diversa sensibilità nella mentalità del paziente che lo renda cosciente dei momenti in cui comincia a “sforzarsi” di fare una qualsiasi cosa bene, o meglio di come invece gli càpita di farla.  Una volta che, con il tempo e la ripetizione costante di questi “momenti di auto-coscienza” provocati artificialmente per mezzo di certi metodi, il paziente abbia compreso per esperienza diretta quali siano gli errori che egli inconsciamente fa per perdere il controllo del suo stato naturale di massima efficienza psicofisica, e soccombere alla tensione e alla fatica di uno stato affannoso e artificiale di funzionamento, — ebbene, — il paziente si ritrova non soltanto “guarito” dalla vista difettosa, ma anche dallo “sforzo mentale” a essa associata, e se in precedenza non fosse stato ancóra afflitto in modo permanente dalla vista difettosa, ma solamente da stati di astenopía passeggera dovuti a saltuario cattivo equilibrio mentale, ora si ritroverebbe, imparata la pratica, con formidabili mezzi per prevenire ogni problema futuro.

Parliamo quindi di quattro pratiche semplici e dirette che hanno immediatamente effetti formidabili sull’insonnia, e utilizzano gli occhi e la mente per alleviare i problemi dei pensieri fuori controllo.  Esse sono:

  • a) il dondolío facile
  • b) la lettura a lume di candela
  • c) la immaginazione degli aloni
  • d) il rimirare un filamento di una luce elettrica.

Li andiamo ad analizzare brevemente nel dettaglio.

a) il dondolío “facile”

Consiste nel sedersi comodamente su una poltrona o sedia, con la schiena ben eretta e il peso ben distribuito sulle natiche, e guardare verso sinistra, girando la testa e il collo verso quella stessa parte, e poi immediatamente ruotare verso destra, iniziando muovendo gli occhi e osservando che la testa segue delicatamente e senza sforzo, e continuando cosí alternando lato destro e lato sinistro della stanza.

Non bisogna prestare alcuna attenzione di nessun tipo alle immagini che scorrono davanti agli occhi, ma rimanere passivi nella semplice consapevolezza della sensazione di dondolìo che si sta generando intorno a noi.

Dopo alcuni minuti, un quarto d’ora, o di piú, con semplicità e spontaneità è possibile accorciare il dondolìo limitandosi, col tempo, a muovere appena brevemente la testa e impercettibilmente gli occhi intorno a un particolare immaginario che si ha di fronte, senza prestarvi alcuna attenzione.

Dopo mezz’ora o un’ora di questa pratica, specialmente se condotta in penombra e nella tranquillità della propria stanzetta solitaria, il sonno sarà cosí pesante che anche il piú refrattario al riposo naturale non saprà resistervi.

b) la lettura a lume di candela

Consiste nel dotarsi di una piccolissima candela da accendersi sul comodino, e nell’assicirarsi che sia la unica ed esclusiva fonte di illuminazione della stanza da letto, avendo eliminato ogni infiltrazione dalle luci della strada.  Questo è molto importante, in base all’esperienza raccolta da chi scrive.

Avendo aperto una pagina di lettura in carattere piuttosto piccolo, la si dispone alla distanza che garantisce la migliore facilità, e si inizia a seguire la trama del romanzo osservando come il baluginare del tenue fascio luminoso disegni figure sul foglio, e come l’intensità del carattere stampato, o del suo sfondo, sia anch’essa variabile o misteriosamente costante.

In caso di problemi di messa a fuoco, è egualmente possibile praticare questa cura avendo l’accortezza di non sforzarsi di lèggere a tutti i costi, eziandio limitandosi a scorrere lentamente lo sguardo sulle righe bianche tra le righe di testo.

Dopo alcuni minuti, essendosi il cervello regolato per una maggiore sensibilità alla fioca luce, è bene allontanare la candela, o addirittura “fare ombra” riponendola dietro ad uno schermo qualsiasi.  Si arriva a un punto in cui è davvero impossibile lèggere per via della bassissima luce, e, se il soggetto avrà mantenuto il giusto atteggiamento, e cioè, l’assenza di sforzo, allora sentirà il sonno prendere possesso di lui e la pàlpebra sarà caduta inesorabilmente, con grandi vantaggi anche per il fisico, che godrà finalmente del meritato riposo.

c) l’immaginazione degli aloni

Con questo metodo entriamo in una dimensione metafisica che è assai paragonabile a quella del sonno, o del misticismo, per chi è piú evoluto spiritualmente.

Si tratta di percepire, per magía interiore, una peculiare illusione che accade quando si riguarda una qualsiasi lettera stampata, o anche visualizzata su uno schermo luminoso, ma è piú difficile, e ci si rende conto che il bianco interno alla lettera appare piú bianco di quello che è.  Non tutti sono in grado di accorgersi di questo fenomeno sovrannaturale, ma poiché è diritto naturale di ciascuno aspirare a queste realizzazioni umane, ci sentiamo di incoraggiare ogni lettore a fare alcune prove, non con scetticismo, ma aiutandosi nell’idea immaginando fisicamente che ciò sia stato già realizzato, mentre si guarda all’oggetto, la lettera, in esame.

La condizione piú favorevole di tutte per accorgersi di questo fenomeno è la penombra generale della stanza, e una luce lampeggiante concentrata sul foglio stampato che serve da medium.  Osservando un piccolo particolare di una qualsiasi lettera, e vedendolo svanire lentamente nella fase in cui la lampada è spenta, per poi tornare improvvisamente al ciclo successivo, il paziente si rilassa inspiegabilmente e, con i primi successi, e la aumentata brillantezza vivida del bianco delle lettere che sembra piú bianco di quello che è, giunge anche una sensazione di riposo che conduce facilmente al sonno.

d) il filamento di una luce elettrica

Tutti coloro che soffrono di vista imperfetta e quindi di insonnia piú o meno grave sanno che guatare una luce elettrica a incandescenza produce immediatamente effetti fastidiosi, con macchie luminose che stentano a scomparire e che spesso annoiano per minuti, ore, giorni, settimane o di piú.  Si tratta non di certo di impronte lasciate sulla rètina, ma di impronte lasciate nella mente del soggetto che ha usato male i suoi occhi, fissando senza riguardo la luce per piú di un mero istante senza mai muovere lo sguardo, e producendo cosí uno sforzo oculare assai dannoso.

Per curare questa brutta tendenza, occorre affrontarla a viso aperto e imparare come fare sparire immediatamente la macchia luminosa del filamento elettrico, il piú velocemente e completamente possibile.  Si procede dotandosi di un reostato o variatore elettronico di fase che ci consente di ridurre il flusso luminoso al minimo, e si comincia con discrezione a osservare nei dettagli il filamento della lampada, da una distanza molto prossima agli occhi, per esempio, dieci centimetri.  La luce, in questa occasione, non sarà altro che un debolissimo arroventarsi del tungsteno, simile alla brace quasi spenta di un forno a legna o di una stufa a carbone.  Cosí, il lettore osserverà minutamente i particolari costruttivi della lampada, conterà le spire dell’avvolgimento elettrico, gli isolatori, i supporti in vetro, eccetera.  Solamente dopo alcuni minuti sarà possibile aumentare leggermente la potenza e vedere intensificarsi l’incandescenza.

Sbattendo le pàlpebre, con il tempo si potrà aumentare ulteriormente il flusso e rendersi cosí perfettamente conto che spostando lo sguardo sul filamento non rimane piú alcuna macchia, fino tanto che l’occhio cade su un oggetto fisico, laddove cadendo sul vuoto o nel buio, ove non c’è nulla da vedere ed è piú facile cadere nella fissdità, ecco la macchia riapparire.

Esercitandosi a diminuire il flusso luminoso ritornando alla condizione di quasi spegnimento e poi giocoforza ritornando ad aumentarlo per mettersi alla prova e verificare l’innocuità raggiunta, indice di rilassamento mentale e oculare, il lettore potrà vedersi favorito, in tempi brevi, di un desiderio di riposo e di pace che solamente il sonno profondo può garantire.  A quel punto, si deve spegnere la lampada, e voltare la testa dall’altra parte, ben rimboccati e riappacificati con il mondo intero.

È curioso quel fenomeno per il quale anche le persone “presbiti” o “ipermetropiche” o “astigmatiche” non avranno alcuna difficoltà a mettere a fuoco il piú piccolo dei filamenti, alla faccia di chi dice che a una certa età o in certi sfortunati casi, il cristallino si è indurito o l’occhio si è accorciato o si è nati con una cornea deforme.

NOTA IMPORTANTE

Queste pratiche sono perfettamente inutili se il lettore utilizza occhiali da vista, lenti a contatto o altri ausilii, rivelandosi anzichenò potenzialmente dannose e quindi sconsigliabili.  L’avvertenza piú importante che siamo obbligati a fare è quella di assicurarsi la lettura del libro originale del Dott. Bates “VISTA PERFETTA SENZA OCCHIALI” in edizione ufficiale Juppiter Consulting, Milano, possibilmente prima di cimentarsi con questi metodi contro l’insonnia.  Tali metodi, e il libro stesso, sono consigliatissimi anche a chi apparentemente non ha problemi di vista.

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Rishi Giovanni Gatti

originariamente pubblicato il 28 ottobre 2007
ultimo aggiornamento: 30 agosto 2013
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